
Rinascita o Declino: Perché l’Europa non può fallire la sfida dell’AI
«Un futuro di stagnazione o una rinascita tecnologica?» Con queste parole nette, Mario Draghi ha posto l’Europa di fronte a una scelta storica durante il discorso al Politecnico di Milano, tenutosi l'1 dicembre 2025. Il messaggio è chiaro: l’intelligenza artificiale non è un optional, ma l’unica via per evitare il declino.
I numeri che scuotono l’Europa
- 40 modelli AI sviluppati dagli USA nel 2024 vs 3 dell’UE
- Crescita produttività UE dimezzata rispetto agli USA nell’era digitale
- Rischio concreto: tra 25 anni, l’economia europea potrebbe essere uguale a oggi (a parità di trend).
Draghi non usa mezzi termini: «Siamo passati da leader a frenatori dell’innovazione». Negli ultimi 20 anni, l’Europa ha eretto barriere normative e perso terreno nella corsa tecnologica. Oggi, mentre USA e Cina investono in AI, biotecnologie e fusione nucleare, il nostro continente rischia di diventare un museo della produttività.

La trappola del "troppo tardi" (e come evitarla)
Il monito di Draghi non è catastrofismo, ma un piano d’azione basato su dati concreti:
- Il debito pubblico europeo è una bomba a orologeria. Senza crescita, il rapporto debito/PIL diventerà insostenibile, costringendo a tagli draconiani su welfare, transizione verde e difesa.
- Le disuguaglianze si amplieranno. Senza AI, sanità e istruzione resteranno una “lotteria” geografica e sociale, dipendenti da fattori casuali.
- Il talento fugge. Il 65% delle startup UE si espande negli USA già in fase pre-seed, attratta da ecosistemi più agili.
Ma c’è una via d’uscita: adottare l’AI in modo strategico, etico e inclusivo.
Perché la "via europea" all’AI è possibile (e vantaggiosa)
Draghi sottolinea due verità spesso dimenticate:
- L’AI non sostituirà il lavoro, ma lo trasformerà.
- Secondo l’OCSE, il 60% dei lavoratori avrà bisogno di competenze gestionali (non tecniche) per collaborare con l’AI.
- Con politiche attive, la transizione può creare nuove professioni e ridurre le disparità.
- L’Europa ha già gli strumenti per competere:
- Università eccellenti (come il Politecnico di Milano).
- Un tessuto di 40.000 aziende tech (vs 13.000 nel 2016).
- Competenze in AI spiegabile ed etica, settori in cui l’UE è pioniera.
Il problema? Frammentazione normativa, burocrazia e un approccio "a precauzione" che blocca l’innovazione.
La nostra risposta: AI etica, passo dopo passo
Il discorso di Draghi conferma ciò che pratichiamo da anni: l’adozione dell’AI richiede un metodo strutturato, non improvvisazione.
Come accompagniamo le aziende:
- Analisi di impatto per identificare priorità e mitigare rischi (dalla privacy alle distorsioni algoritmiche).
- Formazione su misura per colmare il gap di competenze, con focus su gestione dell’AI, non coding.
- Protocolli agili che integrano normative UE (GDPR, AI Act) senza soffocare l’innovazione.
Come spiega Draghi, l'AI è uno strumento potente non solo per le aziende, ma per tutti noi. L'intelligenza artificiale può aiutare a diminuire le disuguaglianze che più incidono sulla vita quotidiana delle persone:
- Sanità: riduzione del 55% dei tempi di attesa in pronto soccorso tramite triage AI (caso studio USA riportato da Draghi).
- Industria: ottimizzazione supply chain con modelli predittivi che rispettano i criteri ESG.

La lezione di Draghi: non serve essere primi, serve essere pronti
L’Europa non deve inseguire USA e Cina nella corsa ai "giganti" dell’AI, ma puntare su un modello distintivo:
- AI "a misura d’uomo", con governance trasparente e accountability.
- Collaborazione pubblico-privato per superare la frammentazione (es. Digital Omnibus UE).
- Investire dove contiamo: ricerca di base, commercializzazione brevetti, attrazione talenti.
La chiamata alle armi di Draghi ai giovani è anche un monito per le aziende:
«Pretendete condizioni pari ai vostri coetanei globali. Combattete gli interessi costituiti. I vostri successi cambieranno la politica più di qualsiasi discorso».
Conclusioni: costruire oggi l’Europa di domani
Il rischio non è perdere il treno dell’AI, ma rinunciare a progettare i binari. Come sottolinea Draghi, servono:
- Coraggio nell’adottare tecnologie anche con incertezze residue.
- Agilità nel rivedere regole obsolete (es. GDPR per l’addestramento modelli).
- Visione per trasformare le eccellenze accademiche in leadership industriale.
La nostra sfida? Trasformare l’urgenza in opportunità, guidando le aziende in un percorso etico, sostenibile e… redditizio. Perché l’AI non è solo una questione di algoritmi, ma di scelte che plasmeranno il prossimo secolo.
Il momento di agire è ora.
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