Rinascita o Declino: Perché l’Europa non può fallire la sfida dell’AI

Pubblicato il
3/12/25

«Un futuro di stagnazione o una rinascita tecnologica?» Con queste parole nette, Mario Draghi ha posto l’Europa di fronte a una scelta storica durante il discorso al Politecnico di Milano, tenutosi l'1 dicembre 2025. Il messaggio è chiaro: l’intelligenza artificiale non è un optional, ma l’unica via per evitare il declino.  

I numeri che scuotono l’Europa
  • 40 modelli AI sviluppati dagli USA nel 2024 vs 3 dell’UE  
  • Crescita produttività UE dimezzata rispetto agli USA nell’era digitale  
  • Rischio concreto: tra 25 anni, l’economia europea potrebbe essere uguale a oggi (a parità di trend).

Draghi non usa mezzi termini: «Siamo passati da leader a frenatori dell’innovazione». Negli ultimi 20 anni, l’Europa ha eretto barriere normative e perso terreno nella corsa tecnologica. Oggi, mentre USA e Cina investono in AI, biotecnologie e fusione nucleare, il nostro continente rischia di diventare un museo della produttività.  

Mario Draghi al Politecnico di Milano per l'inaugurazione del nuovo anno accademico, 1 dicembre 2025

La trappola del "troppo tardi" (e come evitarla)

Il monito di Draghi non è catastrofismo, ma un piano d’azione basato su dati concreti:  

  1. Il debito pubblico europeo è una bomba a orologeria. Senza crescita, il rapporto debito/PIL diventerà insostenibile, costringendo a tagli draconiani su welfare, transizione verde e difesa.  
  2. Le disuguaglianze si amplieranno. Senza AI, sanità e istruzione resteranno una “lotteria” geografica e sociale, dipendenti da fattori casuali.  
  3. Il talento fugge. Il 65% delle startup UE si espande negli USA già in fase pre-seed, attratta da ecosistemi più agili.

Ma c’è una via d’uscita: adottare l’AI in modo strategico, etico e inclusivo.  

Perché la "via europea" all’AI è possibile (e vantaggiosa)

Draghi sottolinea due verità spesso dimenticate:  

  1. L’AI non sostituirà il lavoro, ma lo trasformerà.  
    • Secondo l’OCSE, il 60% dei lavoratori avrà bisogno di competenze gestionali (non tecniche) per collaborare con l’AI.  
    • Con politiche attive, la transizione può creare nuove professioni e ridurre le disparità.
  2. L’Europa ha già gli strumenti per competere:  
    • Università eccellenti (come il Politecnico di Milano).  
    • Un tessuto di 40.000 aziende tech (vs 13.000 nel 2016).  
    • Competenze in AI spiegabile ed etica, settori in cui l’UE è pioniera.

Il problema? Frammentazione normativa, burocrazia e un approccio "a precauzione" che blocca l’innovazione.  

La nostra risposta: AI etica, passo dopo passo

Il discorso di Draghi conferma ciò che pratichiamo da anni: l’adozione dell’AI richiede un metodo strutturato, non improvvisazione.  

Come accompagniamo le aziende:  

  1. Analisi di impatto per identificare priorità e mitigare rischi (dalla privacy alle distorsioni algoritmiche).  
  2. Formazione su misura per colmare il gap di competenze, con focus su gestione dell’AI, non coding.  
  3. Protocolli agili che integrano normative UE (GDPR, AI Act) senza soffocare l’innovazione.

Come spiega Draghi, l'AI è uno strumento potente non solo per le aziende, ma per tutti noi. L'intelligenza artificiale può aiutare a diminuire le disuguaglianze che più incidono sulla vita quotidiana delle persone:  

  • Sanità: riduzione del 55% dei tempi di attesa in pronto soccorso tramite triage AI (caso studio USA riportato da Draghi).  
  • Industria: ottimizzazione supply chain con modelli predittivi che rispettano i criteri ESG.

La lezione di Draghi: non serve essere primi, serve essere pronti

L’Europa non deve inseguire USA e Cina nella corsa ai "giganti" dell’AI, ma puntare su un modello distintivo:  

  • AI "a misura d’uomo", con governance trasparente e accountability.  
  • Collaborazione pubblico-privato per superare la frammentazione (es. Digital Omnibus UE).  
  • Investire dove contiamo: ricerca di base, commercializzazione brevetti, attrazione talenti.

La chiamata alle armi di Draghi ai giovani è anche un monito per le aziende:
«Pretendete condizioni pari ai vostri coetanei globali. Combattete gli interessi costituiti. I vostri successi cambieranno la politica più di qualsiasi discorso».  

Conclusioni: costruire oggi l’Europa di domani

Il rischio non è perdere il treno dell’AI, ma rinunciare a progettare i binari. Come sottolinea Draghi, servono:  

  • Coraggio nell’adottare tecnologie anche con incertezze residue.  
  • Agilità nel rivedere regole obsolete (es. GDPR per l’addestramento modelli).  
  • Visione per trasformare le eccellenze accademiche in leadership industriale.

La nostra sfida? Trasformare l’urgenza in opportunità, guidando le aziende in un percorso etico, sostenibile e… redditizio. Perché l’AI non è solo una questione di algoritmi, ma di scelte che plasmeranno il prossimo secolo.  

Il momento di agire è ora.


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Artificial Intelligence
Team BlueIT