AI for Humans

Pubblicato il
26/11/25
L’AI può essere umana?

L’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo ogni settore, ma un dilemma resta aperto: come evitare che l’efficienza tecnologica schiacci l’elemento umano?
La risposta è emersa durante “AI For Humans”, l’evento BlueIT registrato negli studi Rai di Milano con IBM e Digitalic, che ha trasformato un frammento di ceramica medievale in una metafora potente per l’innovazione moderna.  


Il paradosso del piatto benedettino

Quel frammento del 1250 – con il suo pigmento bruno rivoluzionario – racconta una verità atemporale: “L’innovazione dura solo se unisce utilità e bellezza”, come ha sottolineato Francesco Marino aprendo i lavori.  

Oggi viviamo il paradosso dell’iper-automazione: più algoritmi creiamo, più rischiamo di perdere il controllo sul loro impatto sociale. Le aziende chiedono a gran voce AI, ma spesso non sanno come:
       ▸ Integrarla senza stravolgere i processi esistenti
       ▸ Misurarne i risultati oltre i KPI tecnici
       ▸ Mantenere un equilibrio tra automazione e controllo umano  

I tre pilastri dell’AI human-first

L’evento ha tracciato un metodo concreto basato su:  

  1. L’eredità che innova – Partire dalle infrastrutture esistenti (Cloud, SAP, IBM i) come base sicura per sperimentare  
  2. L’accelerazione etica – Usare framework come l’AI Accelerator per passare da POC a produzione in 12 settimane, con gate di validazione umana  
  3. L’ecosistema responsabile – Combinare tecnologie (IoT, automazione, AI) in architetture sinergiche monitorate dall’AI Ops

AI for Humans - Direttamente dagli studi Rai di Milano

Dai principi alla pratica
  • IBM ha mostrato come Watsonx e i sistemi Power diventino abilitatori di AI contestualizzata: “Non serve la soluzione più potente, ma quella che dialoga con il vostro patrimonio IT” (Marco De Ieso)  
  • Consorzio.IT ha portato il caso concreto di un sistema AI per la manutenzione predittiva: “Abbiamo ridotto i downtime del 35% mantenendo il decision-making umano” (Andrea Tironi)  
  • BlueIT ha svelato il modello operativo alla base dei successi: dall’AI Accelerator alla certificazione Benefit, fino all’Innovation Hub che testa tecnologie emergenti

La strada maestra? Quella tracciata 800 anni fa

Come i monaci benedettini crearono un pigmento per dare dignità al quotidiano, BlueIT dimostra che la vera innovazione nasce quando:
         → La tecnologia serve bisogni reali
         → I valori guidano le scelte tecniche
         → Il metodo trasforma la visione in azioni ripetibili  

Un ringraziamento speciale a tutti i partecipanti e partner. Continuiamo a costruire insieme un’AI che non sostituisce, ma aumenta l’umano.  

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Artificial Intelligence
Team BlueIT